di M.R. Parsi, Salani Editore
Stjepan detto Jesus, il figlio
di Maria Rita Parsi, Salani Editore
Recensione
Questa è la storia di Stjepan. Nato da una violenza.
La chiamavano “pulizia etnica”.
Un sopruso che ogni conflitto si trascina dietro. Le donne come bottino di guerra, come premio per efferati massacri. Stjepan è un bambino nato dalle ceneri di una guerra ingiusta. Tra fratelli. Vicini. Nei Balcani.
Maria Rita Parsi, psicopedagogista, psicoterapeuta e scrittrice, dà voce alle vite distrutte dalla guerra e all’incredibile coraggio grazie a cui molte vittime sono sopravvissute.
In Stjepan detto Jesus, il figlio , la voce narrante è quella infantile di un bambino, parole “semplici” nate dal cuore per narrare il lungo cammino intrapreso da Stjepan per conoscere sua madre.
Le sue parole, cariche di emozioni, rimbombano tra le pagine di questo libro. Piene di speranza e nel contempo tenere. Riflessioni nate da un cuore puro, altruista, che crede in un mondo “buono”. Insieme alla sua tartaruga, al suo cane e alla sua inseparabile macchina fotografica, Stjepan intraprende un viaggio avventuroso lungo due anni, e ogni notte sogna l’abbraccio di sua madre.
Lei lo ha abbandonato, incapace di amare quel bambino, “figlio del nemico”.
“Non voleva esserci perché non poteva.”
Stjepan conosce la sua storia, sa cosa ha significato la guerra per la sua comunità, per sua nonna. E nonostante siano passati tanti anni, l’odio è ancora nell’aria. La sua è stata fin dalla nascita un’esperienza umiliante, non desiderato, non voluto, non atteso.
Non è colpa di sua madre, non è neanche colpa sua se suo padre è un essere cattivo. Non meritava tutto quel dolore. Quella fatica per raggiungere la felicità. Non meritava di essere stato abbandonato da chi l’ha messo al mondo.
Il suo è un viaggio sulle tracce di una donna che ha perso sé stessa in un conflitto che ha mietuto migliaia di vittime. Scappa perché ferita nell’anima, custode di cicatrici invisibili. Ha paura di vivere. Di amare.
Un viaggio costellato da incontri e sorrisi. Scandito da gesti silenziosi, carichi d’amore. Gli scatti di Stjepan immortalano momenti insostituibili. Un’umanità generosa, sensibile all’ingiustizia subita da Stjepan, testimone di un mondo che lentamente sta cambiando, ma senza dimenticare il passato, come le donne di Žena-Žrtva. Un’Associazione presieduta da Bakira Hasečić, nata per difendere le donne vittime di guerra, di stupri etnici. Il suo scopo è raccogliere le testimonianze e le denunce delle donne violentate e, ove è possibile, i nomi dei loro violentatori.
L’incontro tra madre e figlio segna un nuovo inizio per tutti. Non devono più avere paura della verità, Stjepan non è più figlio del nemico. E non sarà mai come suo padre, non si sentirà mai più colpevole di esistere.
“[…] la sua disperazione era anche mia, che io ce l’avevo dentro, sotto la pelle, nel sangue. Nel cuore e nella mente. Come una ferita che non si può rimarginare. Io ero ferito e insieme ero la ferita e l’arma che continuava a ferire mia madre, soltanto per il fatto che ero vivo.”
L’autrice Maria Rita Parsi si è fatta portavoce di un’esperienza straziante che accomuna gli orfani della guerra dei Balcani e non solo. Nati e non voluti. Commiserati dalla comunità, rifiutati perché frutto della violenza di uomini soli. Perché è “la solitudine che fa crescere, nel cuore degli uomini, l’idea di poter bere il sangue e la paura degli altri. È la solitudine che fa credere a un uomo che la paura si può spegnere con la violenza di minacciare e di uccidere gli altri.”
STJEPAN DETTO JESUS, IL FIGLIO, romanzo dolcissimo nonostante la durezza dei temi trattati. La prosa, costruita su Stjepan, protagonista assoluto, enfatizza le contraddizioni di un mondo in bilico tra passato e presente. Per molti la guerra non è ancora finita. Migliaia di donne aspettano ancora oggi giustizia. Migliaia di orfani aspettano risposte.
Non è facile affrontare determinati argomenti, la verità è dolorosa, spesso inaccettabile, eppure l’autrice è riuscita a trasmettere speranza e tanta tenerezza. Il protagonista impersona il buono di una società che rifiuta la violenza e la guerra. Stjepan decide di essere diverso, non vuole essere come suo padre. Vuole conoscere la verità, farne parte, ma non diventerà mai il braccio armato della vendetta.
Riflessioni che mi hanno colpito molto per come sono state esposte. Senza fronzoli. Dritti al punto, perché è nostro dovere non restare indifferenti di fronte alle ingiustizie. È necessario riflettere sulle proprie azioni e sentirsi responsabili per il dolore di ogni bambino del mondo. Rispondere in ogni caso con il bene al male.
Stjepan è un esempio per tutti noi. Il suo sogno si è realizzato grazie ad una fede incrollabile in un mondo buono; ora non è più solo, non è più figlio della guerra che l’aveva generato, è solo un figlio che ha abbracciato finalmente sua madre. Tante bellissime persone si sono spese per lui, sono diventate la sua famiglia e insieme hanno deciso di affrontare i dolori e la bellezza della vita.
Un’opera bellissima, lieve e profondissima. Un genere a cui mi accosto, ahimè raramente, e sono felice di averlo fatto con questo libro. Mi sento di consigliarvelo perché fa bene all’anima ma soprattutto al cuore.
A volte i figli nascono all’ombra degli errori dei genitori e crescono per far sì che quel male non si ripeta più.
Ogni bambino che viene al mondo, nasce per salvarlo salvando i suoi genitori.
Attraverso la storia di Stjepan, Maria Rita Parsi riapre un capitolo dimenticato della nostra storia recente in un intenso romanzo di formazione e riscatto.
Sinossi
Stjepan, detto Jesus perché nato a mezzanotte del giorno di Natale, si sente orfano senza esserlo.
Figlio della violenza di un soldato su una giovane donna durante la guerra dei Balcani, è stato abbandonato dalla madre, che non sapeva come amarlo e non voleva odiarlo.
Cresciuto sotto l’ala protettiva di una bisnonna forte e allegra che però non gli nasconde la verità, a nove anni Stjepan decide di partire alla ricerca della mamma, accompagnato solo dalla sua tartaruga, dal suo cane e dalla sua inseparabile macchina fotografica.
Un viaggio sulle tracce di una donna in fuga da se stessa, che cambiava un lavoro dopo l’altro, lasciando dietro di sé molti amici che accolgono Stjepan con grande affetto, lo aiutano a conoscerla e infine a perdonarla. Ma il libro non finisce con il loro commovente incontro. Perché Stjepan ha ancora un desiderio: andare a trovare il padre in carcere, per dimostrargli che la sua esistenza è la risposta umana alla sua disumana violenza e che la sua sola vendetta sarà non diventare come lui.
Un romanzo che dà voce alle vite distrutte dalla guerra e all’incredibile coraggio grazie a cui molte vittime sono sopravvissute. E la voce è quella indimenticabile di Stjepan, pieno di speranza e ostinata tenerezza, come solo possono esserlo i bambini che salveranno il mondo. Il ritorno alla narrativa di Maria Rita Parsi, personaggio di spicco di questo Paese, da sempre impegnata con il suo lavoro a renderci tutti più attenti agli altri, più critici davanti al male, più generosi, più giusti, più degni della nostra umanità.
L’autrice
Maria Rita Parsi, psicopedagogista, psicoterapeuta e scrittrice, lavora a Milano, Roma e nella Svizzera italiana. Dirige la Società Italiana di Psicoanimazione (SIPA) che ha fondato nel 1985. Dal 1984 fa parte dell’Istituto Riza e scrive sulle riviste “Riza Psicosomatica” e “Riza Scienze”.