di Ilaria Tuti, Longanesi
Figlia della cenere
di Ilaria Tuti, edito Longanesi
Recensione
Il commissario Teresa Battaglia torna in libreria grazie alla magistrale scrittura di Ilaria Tuti, che ancora una volta l’ha scelta come protagonista del suo nuovo romanzo Figlia della cenere. Questa volta il commissario sarà alle prese con un assassino seriale, carnefice o vittima di una mano oscura? E tra antichi riti liturgici e simbolismi potenti, Teresa Battaglia si troverà al cospetto non solo del suo passato ma anche a interrogativi irrisolti. Prima che la sua memoria l’abbandoni per sempre, è giunto finalmente il tempo delle risposte.
Ilaria Tuti ha incentrato la sua ultima opera quasi interamente su Teresa Battaglia, una figura di rilievo nell’immaginario dell’autrice che ci racconta ogni volta un pezzettino della sua storia personale. In Figlia della cenere le vicende del passato di Teresa sono sapientemente intrecciate con le indagini su uno spietato assassino. I fatti scorrono veloci, si addentrano tra passato e presente, tra riti arcaici e culti ancora vivi nell’immaginario collettivo. Ne emerge un affresco storico interessante che ci riporta agli albori del cristianesimo e alla forza di energie liturgiche sature di fede e rivelazioni mistiche.
Il romanzo esamina il lato più intimo del commissario Battaglia, più introspettivo, ne sottolinea l’ostinazione e l’attaccamento alla memoria. Il suo corpo scricchiola e la sua anima è dolente, sorretta solo dal profondo affetto di Massimo, collaboratore, amico, figlio acquisito, l’unico ad aver abbattuto le difese di Teresa, l’unico a sapere della sua disabilità, nascosta e scomoda e con cui prima o poi tutti dovranno fare i conti; ma nel frattempo c’è un caso da risolvere, un assassino in libertà intenzionato a portare a termine un disegno criminale le cui radici affondano nel passato di Teresa.
La carriera di Teresa è stata tutta in salita, l’unica donna ad ambire ad un ruolo riservato esclusivamente ai soli uomini, un sogno che le è costato sangue e sudore, dolore e perdite. Teresa oggi ha di fronte un assassino seriale: il primo criminale finito dietro alle sbarre grazie a lei ventisette anni prima, quando era una donna giovane e insicura, ed è stato allora che Teresa si è distinta grazie alla sua perspicacia e al suo innato intuito di cacciatrice, “è la mente il suo terreno di caccia. La sua e quella degli assassini. Riesce a ricostruire le loro storie, vede nascere intenti che poi si realizzano.”
E ora che la sua mente traballa, è un disco rotto, una figura oscura torna dal suo passato e mette a dura prova tutte le sue teorie, studi che l’hanno aiutata negli anni a conquistarsi la fiducia di spietati assassini, perché la criminologia è una scienza fatta di interconnessioni profonde tra statistiche e psicologia e Teresa Battaglia è stata una delle prime a cogliere le potenzialità di queste nuove teorie, indagini fondate sull’osservazione e sull’interpretazione.
Ed è proprio questo che fa Teresa in Figlia della cenere, interpetra i segni del passato le cui radici affondano nel mosaico pavimentale paleocristiano più antico ed esteso del mondo occidentale e nel contempo ripercorre il suo di passato quando era giovane e ingenua, preda di un marito violento. E questo ultimo caso, oltre che riaprire vecchie ferite, rappresenta forse l’ultima occasione utile per Teresa di trovare le risposte agli interrogativi che l’hanno ossessionata per tutta la sua vita.
Le interconnessioni sono palpabili, illuminanti come la mente di Teresa che ci mette anima e corpo per riavvolgere il filo che collega lei e l’assassino, una caccia privata destinata a risolversi solo quando tutti i tasselli torneranno al loro posto.
Un ultimo atto tenero ed inebriante. Teresa sa farsi amare in tutte le circostanze, un addio consapevole perché il suo viaggio è al termine e dimenticare forse non è così doloroso se si è circondati dagli affetti. Le fragilità di donna e moglie ormai fanno parte del passato, Teresa è pronta a lasciarsi andare, a concedersi all’oblio, eppure qualcosa è rimasto in sospeso, sarà poi veramente finita?
Un romanzo intenso per prosa e contenuto. La prima parte risulta a primo acchito più impegnativa, ma con il senno di poi indispensabile per comprendere appieno le dinamiche di una vicenda intricata e dai molti lati oscuri. Il libro nel complesso mi è piaciuto molto, l’ho trovato particolarmente coinvolgente, sia dal punto di vista emotivo che letterario.
Ilaria Tuti scrive con cura, racconta con maestria, ammalia con l’intelletto. Figlia della cenere è un omaggio a Teresa Battaglia, ma anche a tutte le donne che lottano ogni giorno per rivendicare il loro posto nel mondo. Un tributo tenero e senza veli per un personaggio che mi ha rubato il cuore con il suo sarcasmo e la sua ironia, il suo coraggio e la sua forza, un esempio per tutte noi, perchè ammettere i propri errori e perdonarsi non è mai un fallimento, ma solo un punto da cui ripartire.
«La voce dell’uomo era diventata uno squittio, evocava ombre e territori sotterranei dai quali restare lontani. “Qualcuno lo ha spostato e ora vuole seppellire anche me. Lo devi fermare, Teresa. Fermalo, come hai fermato me.” Marini aveva aperto la porta e chiamato gli agenti penitenziari. Quando lo condussero via, ciò che Teresa vide negli occhi sbarrati dell’assassino era un paradosso. Chi può spaventare lo spavento? Teresa aprì la mano. La risposta, forse, era nel bigliettino appallottolato nel suo palmo.»
Scheda dell’editore
In Figlia della cenere, quarto romanzo di Ilaria Tuti, torna Teresa Battaglia per raccontarci una storia di dipendenza affettiva e di donne dalla forza straordinaria. E per ricordarci l’importanza della memoria, personale e collettiva.
Per Teresa Battaglia è arrivato il momento di affrontare l’interrogativo più straziante della sua vita e di trovare il coraggio di darsi una risposta. Proprio sente che è arrivato il momento di ritirarsi, un vecchio caso, forse il più importante della sua vita, torna a riaprirsi, facendo bruciare ricordi e ferite mai davvero guarite.
Teresa ha di fronte un assassino seriale: il primo criminale finito dietro alle sbarre grazie a lei, ventisette anni prima, quando era una donna insicura, sposata con un marito violento. Al tempo, il suo istinto, ora riconosciuto e apprezzato da tutti, era ancora informe, ma iniziava a reclamare il suo spazio, in un mondo dominato dagli uomini, per mettersi a servizio della giustizia e della verità. La fine rappresenterà, come spesso accade, un ritorno all’inizio. Fra fantasmi del passato e un’antica voce di morte che ritorna a farsi viva, Teresa comprende di dovere a se stessa e a chi la circonda un ultimo atto. Un ultimo scontro con la ferocia della vita.
Con una narrazione che si sposta avanti e indietro nel tempo, fatta di frammenti, come la mente di Teresa Battaglia che fatica a tenere insieme i pezzi, Ilaria Tuti ci porta all’origine del suo commissario e indaga le cause del male che ci abita: perché dietro ogni colpevole se ne nascondono sempre altri, e per comprendere e giudicare bisogna conoscere tutta la storia.
L’autrice
ILARIA TUTI vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice per una piccola casa editrice. Nel 2014 ha vinto il Premio Gran Giallo Città di Cattolica. Il suo esordio, il thriller Fiori sopra l’inferno, edito da Longanesi nel 2018, le ha fatto subito assumere una posizione di prestigio nella narrativa italiana.
Il secondo romanzo, Ninfa dormiente, è del 2019, e gli è valso la finale agli Edgar Awards. Entrambi vedono come protagonisti il commissario Teresa Battaglia, uno straordinario personaggio che ha conquistato editori e lettori in tutto il mondo, e soprattutto la terra natia dell’autrice, la sua storia, i suoi misteri. Nel 2020 esce il suo terzo romanzo, Fiore di roccia, che narra la storia delle Portatrici carniche durante la prima guerra mondiale.
Con Luce della notte e Figlia della cenere torna in scena il commissario Teresa Battaglia.