di Nunzio Russo, EEE-book
Il romanzo della pasta italiana
di Nunzio Russo, edito da EEE book
Cosa rappresenta per noi italiani la pasta in un’epoca dove vige il concetto di cibo funzionale, cioè un alimento in grado di intervenire sulla nostra salute?
Nunzio Russo ha provato a dare una risposta a questo quesito partendo dall’inizio, cioè da come è nata la pasta.
“Un prodotto divenuto il segno distintivo di una nazione operosa e unita dai vincoli dei migliori valori, deve essere davvero speciale.”
Conoscere bene le proprie origini e per guardare al futuro la pasta rappresenta un tassello molto importante della tradizione e della cultura italiana.
La pasta nasce nella terra del sole, la Sicilia. Quando Palermo era la capitale del mondo conosciuto dove regnava il monarca più ricco e potente del tempo, Ruggero II.
Vivere in Sicilia a quel tempo rappresentava il meglio del meglio, e la pasta? Come figurava in questo contesto?
Tra il meglio del meglio naturalmente.
La produzione della pasta si concentrò in Sicilia, in una zona compresa tra Termini Imerese e Trabia, in provincia di Palermo.
“Non si dire con precisione dove e quando è nata la pasta, perché appare sulle nostre tavole grazie alla buona volontà di quella prima massaia siciliana che ha messo insieme semola di grano duro e acqua a forza di braccia.”
All’inizio fu necessario per la produzione della pasta sfruttare la forza meccanica generata dall’acqua per azionare le macine dei mulini, un passaggio fondamentale per disporre della materia prima, seguito poi dalla lavorazione vera e propria e in ultimo ma non meno importante dall’essicazione.
Lo sviluppo industriale e l’abbondante acqua condizionarono non solo lo stoccaggio delle materie prime, ricordiamo tutte di altissima qualità, ma anche lo sviluppo e la fabbricazione dei primi pastifici a livello industriale e in seguito sull’esportazione in tutta Italia e non solo.
Quella della pasta è una storia lunga secoli, segnata dal successo e dal declino. Molte furono le cause del declino della produzione di pasta a livello industriale in Sicilia, basti pensare ai governi e alle loro decisioni che influirono pesantemente sull’intero settore, ma anche altri fattori condizionarono il mercato. Le guerre ad esempio incisero pesantemente sulla produzione a livello industriale e costrinsero molti imprenditori siciliani a sigillare letteralmente i capannoni per evitare sabotaggi o peggio ancora la distruzione di macchinari costosissimi per l’epoca e importati dal Nord Italia.
La concorrenza, inoltre, rapparesentò un altro fattore di disturbo, la maggior parte degli italiani faceva largo consumo di pasta e molti imprenditori volevano entrare in questo mercato così redditizio.
La pasta, partita come semplice lavorazione in piccoli laboratori si trasformò con il tempo in un artigianato fiorente che traeva forza dall’intero ciclo produttivo, un fiore all’occhiello per l’intera Sicilia e per i suoi imprenditori che hanno trasformato un sogno in realtà.
I pastifici siciliani si sono sempre distinti per la qualità dei suoi prodotti, fondamentale la cura riposta nella fase della macinazione dei cereali. Un’attenzione questa ripagata con un prodotto finito in grado di mantenere il gusto e la consistenza durante la fase della cottura. Anni di esperienza hanno permesso di raggiungere questi traguardi con l’impegno, la sperimentazione, il coraggio e la dedizione di tanti imprenditori siciliani che si sono votati anima e corpo alla produzione della pasta su larga scala. E se oggi possiamo mangiare un buon piatto di pasta e anche grazie a loro che hanno creduto in un prodotto e l’hanno trasformato in una realtà per milioni di persone in tutto il mondo.
Lo stesso Nunzio Russo, autore del romanzo La voce del maestrale, discende da un’antica famiglia di produttori di pasta alimentare nel territorio di Termini Imerese e Trabia, e questo compendio alla pasta è un omaggio alle sue radici.
Il romanzo invece incarna molto della sua storia personale, ma anche quella di chi lo ha preceduto su un territorio per certi versi ostile con l’imprenditorialità e la voglia di mettersi in gioco, innovandosi e spesso rischiando pur di esportare un prodotto autoctono di qualità.
Una curiosità, sapete l’origine della parola “maccheroni”?
L’espressione sembra che provenga direttamente dalla lingua siciliana, probabilmente dialettale, “maccaruni” o “maccari”, indica l’azione di schiacciare, impastare era ed è tutt’oggi un’azione molto faticosa specie se fatti a mano.
Ho avuto il piacere di leggere La voce del maestrale di Nunzio Russo, romanzo epocale, una saga incentrata su una grande famiglia di industriali siciliani dediti alla produzione della pasta. Libro indimenticabile, costruito magistralmente ed interessante sotto molti punti di vista, soprattutto da quello storico.
La lettura scivola via, accogliente e di sostanza, specie in materia di lavorazione e produzione degli antichi pastifici siciliani. Traspare da tutto il libro una profonda competenza dell’autore in materia e un’accurata ricerca storica, questo anche grazie alle sue esperienze personali, ricordiamo che l’autore discende da una famiglia di produttori di pasta. Una caratteristica importante che ha dato corpo a protagonisti indomiti, coraggiosi e molto passionali.
Il romanzo apre le porte a questo scritto che accompagna e sorregge con approfondimenti i retroscena di una produzione che ha reso grande la Sicilia e i siciliani.
Vi consiglio di “affacciarvi” su questo libricino, perché non è solo un omaggio alla pasta, ma all’Italia tutta di ieri e di oggi.
Se questo articolo è stato di vostro gradimento vi invito a leggere la recensione di La voce del maestrale dello stesso autore. Basta cliccare sul link >>
Scheda dell’editore
L’autore con un grande atto d’amore verso la verità e la cultura sulla pasta, regina della dieta mediterranea, patrimonio culturale immateriale dell’umanità, Unesco 2010, ha donato i più antichi documenti del Pastificio Russo all’Archivio Digitale Reggiane, tenuto dall’Università di Modena e Reggio Emilia, rendendolo fruibile a studenti e ricercatori.
Le Officine Meccaniche Reggiane di Reggio Emilia erano i fornitori degli impianti con cui si produceva la materia prima della pasta siciliana e furono i costruttori di una macchina industriale, la pulitrice delle semole, che per anni ha contribuito a produrre pasta alimentare a Termini Imerese e in Sicilia.
La semolatrice oggi è tornata a Reggio Emilia grazie all’impegno di Nunzio Russo ed è esposta all’ingresso del Tecnopolo Reggiano dell’Unimore. Ogni volta che sentite soffiare il maestrale, sicuramente Nunzio Russo è in una scuola, in un convegno, in una fiera di libri, in mezzo alla gente a raccontare la sua storia, la storia della sua famiglia, la storia della Sicilia attiva, la storia della pasta che tanta libertà avrebbe potuto continuare a dare.
L’autore Nunzio Russo
Sono nato a Palermo nel 1960 e vivo a Termini Imerese. Qui sono cresciuto e qui sono nati i miei figli, Francesco e Massimo. Discendo da un’antica famiglia di produttori di pasta alimentare nel territorio di Termini Imerese e Trabia. Secondo le più rigide tradizioni della mia famiglia appena adolescente mi sono accostato all’attività imprenditoriale paterna. Oggi sono un libero professionista, e come volontario nel progetto Manuzio raccolgo testi antichi e classici trasferendoli su supporto elettronico a vantaggio delle future generazioni.
Ho due grandi passioni: la Sicilia e l’Africa. Quando sono andato in Africa la prima volta, un medico missionario mi ha detto: -se ti viene il mal d’Africa, sei fregato-. Ebbene, mi sono felicemente ammalato. Le mie non sono spedizioni turistiche, ma viaggi. C’è differenza tra viaggiatore e turista. Io appartengo alla categoria in estinzione dei viaggiatori.
Scrivo da sempre: una sorta di vocazione. Il mio primo romanzo, “La Voce del Maestrale”, edito da Robin Edizioni – Biblioteca del Vascello di Roma è in libreria, distribuito da Messaggerie Libri spa. A breve sarà pronto per la pubblicazione il mio nuovo romanzo. Il titolo sarà una sorpresa.