di Matteo Righetto, Libri Mondadori
L’ultima patria
di Matteo Righetto, edito da Libri Mondadori
Il secondo volume della Trilogia della patria firmata Matteo Righetto si intitola L’ultima patria. In questo capitolo ritroviamo Jole Boer figlia di Augusto Boer, coltivatore di tabacco.
Per le recensioni degli altri due capitoli della Trilogia, basta cliccare sui link – L’anima della frontiera, link>> – La terra promessa, link>>
1898. La famiglia di Jole è una delle poche famiglie ad aver rinunciato all’idea di lasciare la propria terra ed emigrare a causa della fame. È in atto un vero e proprio esodo dalle Dolomiti e da ogni angolo delle Prealpi venete, i contadini abbandonano le loro case in cerca di un posto migliore ed espatriare resta l’unica soluzione. In quegli anni circa centomila contadini lasciano il Veneto alla volta delle Americhe.
La famiglia Boer tra stenti e sacrifici durissimi resta ancorata alla propria terra, la vita è difficile specialmente da quando Augusto ha deciso di non contrabbandare più il suo tabacco oltre frontiera.
Jole accetta a malincuore le decisioni paterne, possibile che non ci sia un modo diverso per tirare avanti e sopravvivere dignitosamente? Le loro giornate sono costellate da interminabili discussioni, rovinando inesorabilmente un rapporto che si era cimentato durante la loro avventura oltre frontiera contrabbandando il tabacco in eccedenza.
Jole è una giovane donna in cerca di riscatto, la sua anima vibra di rabbia, l’anima una forza selvatica contro tutte le prepotenze e le ingiustizie che opprimono i più deboli.
L’esperienza oltre frontiera con suo padre l’ha cambiata, si è impressa nella sua coscienza, rendendola più forte e ora sogna una sua casa e una sua famiglia. Ma la vita è dura lì al malèster e lei non trova il coraggio di abbandonare la sua terra e i suoi cari. Augusto consapevole delle difficoltà dosa da buon padre di famiglia l’utilizzo del piccolo tesoretto in lingotti di rame e argento, ricavo dell’ultima spedizione oltre frontiera.
Il tesoretto si sta lentamente e inesorabilmente assottigliando ogni giorno di più e i nascondigli scelti da Augusto vanno controllati ogni giorno, senza accorgersi che qualcun altro si è messo sulle sue tracce. Due balordi spiano quotidianamente le mosse di Augusto e individuano tutti i nascondigli del tesoretto.
Nel frattempo Sergio, il piccolo di famiglia, si ammala gravemente, è febbricitante e la situazione tende a peggiorare, allora Jole per la prima volta nella sua vita disobbedisce a suo padre e oltrepassa quella linea di confine tra la sua autonomia e l’autorità paterna e decide di portare suo fratello moribondo da una guaritrice in paese.
Intanto il destino dei Boer è già segnato, durante quella notte tempestosa, mentre Jole è via, i due balordi colgono l’occasione propizia e sottraggono tutti i lingotti dai nascondigli, Augusto e la moglie nel vano tentativo di difendersi non trovano scampo alla loro furia.
Jole scopre al suo ritorno i due corpi esanimi dei genitori e la pervade una rabbia incontrollata. Si rivolge a quel Dio che non li ha difesi, inveisce contro i prepotenti che approfittano dei più deboli, la sua frustrazione è mista a un senso di sfinimento e una gran voglia di rivalsa. È disperata e si sente sconfitta, fallita, incapace di uscire da un mondo che non ha mai nulla da offrirle, se non fatica, rinunce, sconfitte. Ma sente che non deve abbandonare la speranza di trovare la sua pace, una pace interiore che ha perso da tempo.
Ma prima deve vendicare i suoi genitori e recuperare i lingotti, inizia la sua caccia e come un segugio che annusa le tracce della preda così Jole ripercorre i passi dei due delinquenti che si sono dati alla macchia. La sua vendetta è spietata, inarrestabile, perché ora comprende finalmente quello che la vita aveva da dirle, anche se ormai è troppo tardi.
Ci si rende conto che perdere tutto ha senso solo se prima si lascia un segno che rimane. Un segno che leghi con coraggio e lealtà il nostro passaggio al passaggio delle persone a noi più care. La fedeltà e la giustizia sono le uniche cose che contano e questi sono gli unici valori con cui si viene al mondo.
“I suoi genitori le avevano insegnato a non mollare mai e guardare sempre avanti. E per un senso di giustizia nei confronti della loro vita di fatiche e rinunce, lei avrebbe dovuto riscattarli, avrebbe dovuto farli rivivere per sempre.”
Il vento della frontiera, lo stesso vento che l’ha confortata e donato forza in passato, è sceso ancora una volta per compatirle e risollevarla. È lo stesso vento che soffia sui confini posti tra debolezza e forza, viltà e coraggio, umiliazione e riscatto.
Il destino ha voluto che lei sopravvivesse e dopo aver dato pace per i suoi cari e giustizia per lei, la decisione che resta da prendere è una solo, espatriare.
Costretta ad abbandonare la propria casa, la propria terra, la propria storia, la propria identità parte alla volta delle Americhe. L’attende un viaggio diverso questa volta, non ci sarebbe stato un tragitto segnato, né una destinazione. I suoi genitori l’avrebbero guidata nel posto giusto e il resto l’avrebbero fatto l’istinto della figlia lacerata nell’intimità e il fiuto della donna ferita a morte.
Jole accompagnata da una voglia di riscossa mista a paura, coraggio e a un pizzico di follia inizia la nuova avventura, è pervasa da una sensazione di libertà, una gioia infinita di non avere più obblighi e catene, nessun legame. Il suo futuro le si rivelerà meraviglioso come il cielo stellato che sovrasta le sue montagne.
Il concetto della Patria è più volte rimarcato in passaggi molto toccanti che ripercorrono luna parte molto importante della storia del nostro Bel Paese.
Patria come concetto ideato per dividere, eterna e diabolica frontiera tra poveri cristi e potenti, tra umili e prevaricatori. Ma Patria significa anche riconoscersi, sapere chi siamo e cosa saremo. Per gli esseri umani avere una patria è come per gli alberi avere il suolo. È il luogo in cui poter crescere, mettere radici, sentirsi forte.
Patria è soprattutto la ricerca disperata di una nuova terra, una terra che dona gioia e più pane, perché la gioia senza pane, è come una valle senza un monte.
Con le vicissitudini di Jole abbiamo varcato frontiere, superato ostacoli inenarrabili, conosciuto il mondo, scoperto l’odio e l’amore, visto la morte e riscoperto la vita. Quella nuova vita in un’altra Patria, una nuova esistenza con la sua famiglia nel cuore, insieme ai profumi e i ricordi della sua terra.
La Trilogia di Matteo Righetto ci ricorda che gli italiani sono stati anch’essi un popolo di esuli. Poveri e disperati alla ricerca di un futuro migliore. L’autore ci riporta indietro per parlarci del presente, ci ricorda valori e testimonianze ormai sepolte. La famiglia Boer ha perso ogni cosa, perfino il diritto di morire sulla propria terra, un esempio emblematico su questioni ancora aperte, una lettura, un viaggio che apre il cuore e che ci induce a riflettere su quello che è stato, ma soprattutto su quello che sarà.
La scrittura si lega ad una suggestiva ambientazione e rafforza un romanzo che mi ha convinto fino in fondo. La semplicità della prosa, senza sbavature, chiara e accogliente, stimola la lettura. Romanzo adatto ad un vasto pubblico di lettori, particolarmente indicato per giovani menti. Sono convinta che un buon romanzo, scritto con il cuore, insegni più di mille testi scolastici, e questa Trilogia rappresenta l’anima della frontiera tra la storia di ieri e di oggi. Una frontiera che abbiamo il dovere di valicare.
Consiglio vivamente a tutti di leggere L’ultima patria di Matteo Righetto.
Scheda dell’editore
È il 1898, un freddo mese di novembre. Sulle arcigne montagne tra l’altopiano di Asiago e la val Brenta, a Nevada, gli abitanti sono ormai quasi del tutto scomparsi: la maggior parte di loro, oppressa da una spaventosa povertà, ha abbandonato i luoghi d’origine per emigrare in America in cerca di fortuna. Jole ha compiuto vent’anni e cresce sempre più bella mentre la sua giovane sorella Antonia ha seguito la vocazione religiosa e ha deciso di farsi monaca; il fratellino Sergio è preda di strani tremori dovuti a una causa misteriosa e viene affidato alle cure della “Santa”, la guaritrice di un paese vicino.
La momentanea apparente quiete della zona viene sconvolta quando entrano in azione due banditi che hanno intercettato il tesoro di lingotti guadagnati dal capofamiglia Augusto nel vecchio contrabbando con l’Austria-Ungheria. Jole si troverà da sola a fronteggiare il disastro: mossa da una sete di vendetta e armata soltanto del fucile paterno, si lancerà con l’inseparabile destriero Sansone sulle tracce degli assassini per fare giustizia.
Ad accompagnarla saranno ancora una volta il vento e le stelle, che la circondano in uno scenario mozzafiato. Durante l’inseguimento, Jole attraverserà all’ultimo respiro boschi e paesi innevati e supererà continue difficoltà, senza mai perdere la determinazione che la contraddistingue, in accordo con la magia della natura e la fedeltà ai propri valori, lungo un viaggio che la costringerà ad andare molto più lontano di quanto avesse mai immaginato.
“Perché, a differenza del confine tra due Stati, la frontiera tra il bene e il male quasi mai si riesce a scorgerla con gli occhi.”
L’ultima patria è il secondo romanzo della “Trilogia della Patria”. Dopo L’anima della frontiera, Matteo Righetto riprende a narrare con inalterato vigore l’epopea dei De Boer in un western letterario di mirabile spessore e atmosfera, mettendo in scena l’incessante anelito del genere umano verso il riscatto.
L’autore
Matteo Righetto è docente di Lettere e studioso di Letteratura Ambientale, vive tra Padova e Colle Santa Lucia (Dolomiti). Ha esordito con Savana Padana (TEA, 2012), seguito dal romanzo La pelle dell’orso(Guanda, 2013), da cui è stato tratto un film con Marco Paolini, e altri titoli di successo tra i quali Apri gli occhi (TEA, 2016, vincitore del Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo) e Dove porta la neve (TEA, 2017). La terra promessa è il romanzo conclusivo della “Trilogia della Patria”, i cui primi due volumi, usciti per Mondadori, sono L’anima della frontiera (2017) e L’ultima patria (2018). La sua Trilogia è diventata un caso letterario internazionale con traduzioni in molti Paesi, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia, Germania, Olanda.