Giuseppe Festa, Longanesi
Una trappola d’aria
di Giuseppe Festa, edizioni Longanesi
Recensione
Una trappola d’aria, edito da Longanesi, si è rivelato fin dalle prime battute un thriller psicologico estremamente affascinante, alla stregua dei migliori thriller internazionali. L’autore Giuseppe Festa ha intessuto una storia, o meglio, una serie di omicidi efferati con la consapevolezza di catturare l’attenzione del lettore e intrappolarlo nella rete delle vicende che vedono come protagonista Marcus Morgen, l’ispettore incaricato di indagare sulla serie di morti che sta sconvolgendo alcune isole norvegesi.
Suddiviso su più piani temporali, il racconto si snoda attraverso gli occhi vitrei dell’assassino, mentre diversi punti di vista si alternano tra passato e presente e nel mentre le scene del crimine diventano sempre più parte integrante del racconto. Si ha la netta sensazione di essere catapultati in prima fila per assistere attoniti alle dinamiche di efferati omicidi che si susseguono a ritmo cadenzato con rituali e modus operandi che cambiano di volta in volta.
Perchè c’è una storia dietro gli omicidi, un racconto ben preciso che spinge l’assassino a scegliere le sue vittime, seguendo una simbologia che richiama il mondo animale e le sue leggi. E proprio per questo motivo l’ispettore Marcus Morgen viene reclutato dal suo collega Ailo, che lo costringe a partecipare alle indagini. E nonostante le iniziali remore Marcus accetta anche se sta attraversando un brutto periodo della sua vita. La sua non è stata una vita facile, orfano di madre dai dieci anni, è stato costretto a crescere con il padre, un bravo poliziotto ma incapace di rappresentare una valida guida per Marcus che è dovuto crescere in fretta trascinandosi per anni una profonda carenza affettiva.
D’altra parte da adulto la vita non gli ha fatto di certo sconti, la morte della compagna durante una delicatissima operazione di polizia con conseguente amputazione di una gamba segneranno per sempre l’esistenza dell’ispettore Morgen.
Prostrato dal dolore e dalla disperazione è fermamente deciso a togliersi la vita, e quando ormai è pronto a schiacciare il grilletto irrompe nella sua vita il suo ex collega che lo trascina a forza tra le pieghe di un’indagine che si rivela fin dalle prime battute insidiosa, e con un intricato modus operandi.
Il ritmo narrativo sostenuto, il richiamo al passato con continui flashback e la moltitudine dei personaggi riempiono non solo le pagine di un romanzo avvincente e ben congegnato, ma descrive con competenza le trappole della mente, spazi sospesi in cui sia le vittime che il carnefice si rifugiano per scappare dalla realtà.
Marcus Morgen è sicuramente il personaggio che mi ha colpito di più. La sua empatia, la sua visione d’insieme è sempre dettata da uno schema logico, acuto. Ligio al dovere si dedica anima e corpo all’indagine per assicurare l’ennesimo criminale alla giustizia, e per questo motivo mette da parte i suoi problemi personali e si avvale anche dell’aiuto di una giovane ricercatrice italiana, il cui aiuto si rivelerà importante ai fini dell’indagine.
Marcus riuscirà anche grazie a lei a sconfiggere i propri demoni. Infatti assisteremo ad una lenta ma inesorabile evoluzione del personaggio, una ripresa lenta alla vita nonostante qualcuno tenti ancora di mettergli i bastoni tra le ruota.
Mi è piaciuto molto Marcus, e un po’ mi ci sono anche affezionata, le sue fragilità e la sua umanità hanno donato spessore ad un thriller psicologico segnato da orrendi omicidi. Ricominciare non è mai facile e quando ti manca l’aria, trovare un motivo per vivere si rivela più difficile del previsto.
“Si era convinto di non avere scampo, e invece era finito in una trappola d’aria. Nessuno gli impediva di uscire, eppure da solo non ce la poteva fare.”
Da non dimenticare sicuramente le ambientazioni della Norvegia, selvagge e misteriose, e che hanno fatto da sfondo al racconto con le sue bellezze naturali. Una scenografia perfetta, ad hoc, terra spesso inaccessibile e lontana, che evoca atmosfere rarefatte, l’ideale per accogliere un racconto pieno di mistero.
Come già accennato il racconto si snoda su diversi piani temporali e a parlare sono più voci, il fascino del libro a mio avviso è racchiuso proprio in questa costruzione. La lettura così si trasforma, diventa intrigante, si è chiamati a prendere parte al gioco, la definirei una lettura attiva, e molto coinvolgente. Le dinamiche risultano sempre chiare, le voci alternandosi si passano la mano, ma nulla è dettato dal caso e l’epilogo ce lo dimostrerà con un affondo che vi lascerà a bocca aperta.
Un thriller nostrano di alta qualità, Giuseppe Festa, un autore di cui sentiremo ancora parlare, ne sono sicura!
Scheda dell’editore
«In quel momento, un urlo lo fece sobbalzare. Veniva dal ponte. Uscì più in fretta che poté. «Marcus!» Valentina gli comparve davanti con un’espressione terrorizzata sul volto. Le sue mani tremavano visibilmente. Puntò un dito. «Là» disse in un sibilo. L’ispettore raggiunse il ponte di prua e si fermò. Il corpo del capitano Gunnarsson era disteso a terra, il moncone della gamba sinistra in una pozza di sangue. La sua faccia guardava il cielo con le orbite vuote e la bocca spalancata. Dietro di lui, conficcato in profondità nelle assi del ponte, si stagliava un arpione da balena.»
L’esordio nella narrativa di suspense di un autore che ha sempre messo al centro delle sue storie il rispetto della Natura e dei suoi ecosistemi: in questo nuovo romanzo, la mano del killer sembra essere guidata da una spietata legge del contrappasso dettata dalla Natura.
Isole Lofoten, Norvegia, 1995. Marcus Morgen ha una pistola in mano. È ora di farla finita. Ha perso sua madre troppo presto. Ha perso l’amore della sua vita. Ha perso una gamba e nello stesso incidente ha perso anche il suo amato lavoro di ispettore della polizia criminale di Oslo. Lì, in quell’arcipelago remoto, tra montagne antiche e fiordi artici, Marcus non ha nessun obiettivo, nessuna piccola speranza che lo convinca a vivere anche un solo giorno in più. Sta per premere il grilletto quando Ailo, collega e amico, irrompe in casa sua: c’è stato un omicidio e le modalità con cui è stato commesso sono tanto inusuali quanto crudeli. La mente brillante di Marcus si rimette in moto.
E presto l’intuito gli suggerisce che quella morte non è un caso isolato. Che quella è soltanto la prima vittima. Ma non appena la sua ipotesi trova conferma e nelle isole avvengono nuovi omicidi, Marcus comprende di dover dare la caccia non a un semplice assassino seriale, bensì a un autentico enigma vivente. Un latore di morte che sembra emanazione della natura selvaggia di quei luoghi. Per identificare e fermare quelle mani assassine, Marcus ha bisogno di qualcuno che conosca quelle isole alla perfezione: Valentina Santi, ricercatrice italiana esperta di animali marini che si trova sulle Lofoten per studiare le balene. Ma per porre fine alla scia di sangue non basta seguire degli indizi. Marcus e Valentina devono fare i conti con il proprio passato e soprattutto con quello di un assassino che è stato anche una vittima, un predestinato del male.
GIUSEPPE FESTA (Milano, 1972) è laureato in Scienze Naturali e si occupa di educazione ambientale. È fondatore e cantante dei Lingalad, con cui tiene concerti in Italia e all’estero. Protagonista e sceneggiatore del premiato film documentario Oltre la frontiera (un viaggio fra i cowboy e i nativi americani di oggi), è autore di diversi reportage sulla natura trasmessi dalla Rai. Per Salani ha pubblicato vari libri per ragazzi, tra cui Il passaggio dell’orso (2013), L’ombra del gattopardo (2014), La luna è dei lupi (2016), Cento passi per volare (2018) e I Lucci della via Lago (2021). Con Garzanti ha pubblicato I figli del bosco (2018). Ha collaborato con National Geographic, Corriere della Sera e La Repubblica. Una trappola d’aria è il suo primo thriller.