di Veronica Variati, Libromania
La danza del ciliegio di Veronica Variati
Per gentile concessione dell’autrice, ecco alcuni estratti del suo libro La danza del ciliegio, edito da Libromania.
Ho avuto l’onore di leggere i libri di Veronica Variati, un’autrice emergente a tutto tondo, che incanta i suoi lettori con la sua prosa fluida, romantica, ricca di contenuti. Con La danza del ciliegio non si è fatta imbrigliare dalle trame facili, ha rivolto il suo sguardo al passato per trovare l’ispirazione giusta, e in questo caso si è ispirata ad una storia vera, l’amore tra Yuki Kato e George Denison Morgan, lei geisha e lui americano. Due mondi poco affini, anzi agli antipodi, eppure così vicini.
L’autrice ha intessuto una storia dai contorni chiari, si è completamente immersa in una cultura per molti aspetti molto lontana da quella Occidentale, e grazie ad una accurata ricerca storica ne ha svelato i misteri ed i i retroscena, ne ha esaltato la bellezza e la magia. Protagonista indiscusso è sicuramente il Giappone con le sue tradizioni, i suoi riti antichissimi, una cultura millenaria che ancora oggi risulta forte e solida.
Ho appreso molto da questa lettura, la mia visione da cittadina del mondo si è amplificata, e l’amore tra i due protagonisti non ha fatto altro che emergere la bellezza di una terra a molti ancora sconosciuta.
Estratti da La danza del ciliegio
Non sono una storica e nemmeno una studiosa del paese del Sol Levante, ma soltanto un’appassionata cacciatrice di vere storie d’amore con il cuore waku waku, ovvero che scricchiola di felicità.Il matrimonio tra Yuki Kato e George Denison Morgan è un fatto realmente accaduto, fu celebrato il 21 gennaio 1905 a Kyoto, ma come si svolse l’intera vicenda è qualcosa che rimarrà per sempre nebuloso e a tratti ricco di contrasti, io l’ho voluta liberamente immaginare così.
La sensazione di essere inviluppato in un aroma seducente e inebriante… «Cos’è questo buon profumo? Mi sta mandando in pappa il cervello». Samuel non sembra affatto stupito della mia domanda, e risponde: «Si chiama Kuroyaki. È una fragranza polverosa ottenuta da legno carbonizzato, viene utilizzata per odorare i kimono e le okiya, le case delle geisha.
Popolazione estremamente educata e gentile, ma allo stesso tempo molto chiusa e saldamente ancorata alle proprie tradizioni. Forse mi sbaglio e sto dicendo un mucchio di fesserie, ma in sostanza mi pare che sia come se ci fosse un muro tra noi e loro, una barriera tra tutto ciò che è giapponese e ciò che è straniero, nella quale sembra pressoché impossibile aprire un varco».
«Noi non diventiamo geisha per amare. Siamo destinate ad essere desiderate e venerate, ma non ricambiamo. Hai mai visto una statua o un dipinto voler bene al suo ammiratore? Ecco, in questo modo devi vedere gli uomini, come spettatori da ammaliare.
Sembrano perfettamente equilibrati nelle loro consuetudini, nonostante non debba essere per niente semplice dover seguire rigidi schemi imposti dall’onore, dal rango sociale e dalla sacralità radicata in ogni gesto.
Com’è diverso essere guardate da un uomo occidentale. Hana si domanda come io possa aver sostenuto così a lungo il suo sguardo. Un maschio giapponese non mi fisserebbe mai così intensamente negli occhi, sarebbe un tabù, una mancanza di rispetto, e probabilmente se accadesse io abbasserei inconsciamente le palpebre nel fingere indispettito imbarazzo.
Se in America quel che conta veramente è il dollaro, la carta frusciante, il verde contante, qui è l’estremo opposto: prima di tutto è fondamentale avere una solida reputazione ed essere stimato da tutti, specialmente dai più anziani, poi si può iniziare a parlare di affari.
Una vicinanza tanto intima e confidenziale è qualcosa di inconcepibile tra giapponesi, ma questo infrangere ogni barriera e limite stabilito a me piace…mi intriga… e non intendo affatto oppormi.
Yuki Kato. Yuki nella mia lingua significa neve, i miei genitori mi raccontarono infatti che io nacqui in inverno, durante la prima grande nevicata della stagione. La Okasan, quando mi prese con se nella sua okiya, volle cambiare il mio nome in Hatsuyuki, cioè prima neve, per lasciare in me un richiamo alle mie origini. Un indovino però qualche tempo fa mi disse che se nella vita desideravo essere una donna amata, avrei dovuto tagliare i ponti con la mia genesi, così ho scelto Oyuki: onorabile neve»
È maniacale come questo popolo curi i dettagli, e quanto ogni cosa debba risultare piacevole prima di tutto alla vista e all’esposizione.
La parte più divertente però, sta nel nostro chiacchierare scombinato nelle due lingue. Comunichiamo attraverso frasi iniziate in un idioma e terminate nell’altro, ma il bello è che riusciamo a capirci benissimo. È come se avessimo un linguaggio segreto, un codice tutto nostro che si beffa di lessico e grammatica.
George, quello che tu vuoi da me è impossibile. Io sono una geisha, non sono una donna libera. Soprattutto non sono libera di amare.
Sono un’egoista, lo so, ma non me ne importa un bel niente. Sto andando contro i più sani principi del buddismo e di comportamento sociale del nostro paese, ovvero: annullamento del singolo per il benessere della comunità.
Lei si distingue per quel suo essere così sensualmente donna, quel suo sguardo smaliziato, quelle sue movenze femminili al limite dell’erotico; e poi quel suo saper sostenere il proprio carattere, il sapersi imporre. Io amo tutto di lei.
Io a Kyoto sono e rappresento qualcuno, ho lavorato sodo per arrivare a questo livello, anni e anni di dura ed estenuante preparazione. Spero tu riesca a comprendere che se venissi con te significherebbe in un certo senso ricominciare a vivere da zero.
Vorrei che tu dimostrassi un po’ più di rispetto per il mio lavoro e con esso per gli uomini che nei secoli hanno richiesto la presenza di una geisha, perché hanno mantenuto vivo il nostro mondo.
La mia vita è un salto nel buio in questo momento… rischio di perdere tutto quanto introducendo un uomo nelle mie stanze di nascosto disonorando profondamente ciò che sono e che rappresento.
Oltre al confucianesimo ci è sempre stato inculcato con rigore il dettame del “chiodo che sporge va martellato”, ovvero che non è ben visto il voler spiccare sopra gli altri e avere delle proprie idee egocentriche. L’essere divenuta una geisha in un certo senso mi ha salvata, giacché l’arte è il miglior tramite di sfogo, eppure io mi sono sempre sentita quel chiodo sporgente.
«Vedi, la società giapponese è stata per lungo tempo di tipo militare, governata da uomini, e le caste di guerrieri dominanti hanno tentato in tutti i modi di limitare la libertà delle donne. Ma la regola che più di tutto ha forse deteriorato la posizione della donna giapponese, l’ha sentenziata proprio Confucio: “Tu, donna, sei debole, irrazionale, graziosa ma inutile. Dovrai stare a casa a fare figli, e obbedire prima a tuo padre, poi a tuo marito e infine al tuo figlio primogenito.”
George, se un giorno io sarò tua moglie, vorrò camminare fianco a fianco con te. Non dietro, ne davanti». Lui si ferma, colto imprevisto dalla mia sentenza, e con le ciglia corrugate mi domanda: «Oyuki tu senti davvero il bisogno di decretare qualcosa di tanto ovvio e normale?».
Probabilmente è per questo tuo essere diversa che quel giorno di primavera, alle Danze del Ciliegio, tu hai sorriso proprio a me».
«I tuoi occhi color del cielo mi hanno attratta subito».
«I miei occhi ti scoprono danzare anche quando semplicemente metti un piede davanti l’altro. La tua intera persona Oyuki è una danza del ciliegio, tu sei ammaliante e raffinata, mi rapisci con le tue movenze flessuose e il tuo esprimerti sinuoso, e quando non ti vedo tutto il mio mondo si spegne. Ecco perché non potrei mai farti camminare dietro di me.
Non manca molto alla mezzanotte, quando tutti staremo in silenzio per ascoltare i centootto rintocchi della campana del santuario… tradizione si deve al buddismo, secondo cui centootto sono le passioni umane, intese come peccati, e che con altrettanti rintocchi di campana ognuno di essi può essere cancellato e la persona purificata, permettendole così di iniziare bene il nuovo anno.
Quale fosse la sua vera destinazione, Oyuki non me lo vorrà mai dire, questo lo so bene, ma riporrò anche questo segreto in archivio con tutti gli altri misteri che lascerò a fluttuare in questo piccolo mondo celato dietro maschere di cera bianca.
Oyuki significa onorabile neve, e non è un caso se il ventun gennaio millenovecento quattro una danza di neve purifica tutto ciò che eravamo prima di diventare marito e moglie, e ora proteggerà per sempre sotto il suo manto la nostra futura vita insieme.
Quella visione non si è realizzata, io non ho rispettato quella promessa. Qui non siamo liberi. Invece di liberare te ho messo in catene tutti e due.
Non esistono affatto differenze di razza signore, è un puro concetto mentale dettato dal pregiudizio e dall’ignoranza. Abbiamo lingue religioni e culture diverse, ma il cuore che batte dentro di noi è lo stesso per ogni uomo.
Le Mur Des Je T’Aime, il Muro dei Ti Amo, una magnifica opera d’arte realizzata nel quartiere di Montmartre a Parigi, alle pendici del Sacro Cuore, dove su una parete di mattonelle blu è stato scritto “Ti Amo” in tutte le lingue del mondo, perché non esistono muri che l’amore non possa sfondare.
La danza del ciliegio
Veronica Variati
Editore: Libromania
Testo in italiano
EAN: 9788833100289