Vitamina D: essenziale per il sistema immunitario
Domande e risposte – dr Paolo Giordo
II° Parte
La vitamina D tanto importante per il buon funzionamento del nostro organismo è contenuta solo in piccola misura negli alimenti, e per di più in una forma non attiva; da ciò si evince che la dieta è utile solo in minima parte: il grosso del lavoro di attivazione spetta al sole.
“La vitamina D viene sintetizzata sulla cute per mezzo della luce solare, che consiste in una serie di energie radianti di varie lunghezze d’onda, dalle più lunghe chiamate infrarossi alle più corte chiamate radiazioni ultraviolette (UV)” spiega il dottor Paolo Giordo, medico omeopata di Grosseto e autore di Vitamina D, regina del sistema immunitario (Terra Nuova 2017).
Esposizione al sole: come e per quanto tempo
Apparirà dunque chiaro che esporsi al sole è fondamentale per ottenere questa importante sintesi. Ma come e per quanto tempo? Purtroppo in inverno ci sono poche possibilità alle nostre latitudini, esporre il viso e i polsi non basta. “Più copriamo il corpo e diminuiamo il contatto diretto della pelle con il sole, minore sarà la produzione di vitamina D” mette in guardia Giordo. Occorre esporre il 40% del corpo, cosa poco fattibile quando fa freddo, tanto più che l’angolo d’incidenza dei raggi solari è basso. D’estate, invece, 20 minuti in maglietta e pantaloncini permettono di fare la ricarica. “In 20 minuti, la nostra pelle può sintetizzare dalle 15 alle 20.000 UI al giorno” precisa l’esperto.
Quali le condizioni migliori per effettuare la sintesi?
“I raggi solari sono più efficaci a mezzogiorno e nelle ore vicine, quando il sole è allo zenit e i suoi raggi sono più corti e sono più intensi quanto maggiore è la quota a cui ci si trova.
Riporto uno spezzone di un’intervista al dr Paolo Giordo, medico omeopata di Grosseto e autore di Vitamina D, regina del sistema immunitario (Terra Nuova 2017).
Domande e risposte sulla vitamina D che ho trovato molto esaurienti, un argomento questo di cui si sa davvero molto poco.
Vi invito a leggere e approfondire con me i benefici e non solo di una sostanza regina del sistema immunitario.
Inizialmente la vitamina D veniva presa in considerazione soltanto nell’ambito del sistema scheletrico e dell’osteoporosi. Invece negli ultimi anni si è visto che la Vitamina D è a tutti gli effetti la regina del sistema immunitario. Quindi non è una semplice vitamina, ma un potente ormone immunoregolatore del gruppo degli steroidi, come tutti gli ormoni sessuali, che derivano appunto dalla trasformazione del colesterolo. È in un certo qual modo una vitamina solo per modo di dire, è una sostanza portentosa per il nostro sistema immunitario, è fondamentale divulgarne le potenzialità e la conoscenza.
A quali problematiche si va incontro nel caso di carenza di vitamina D?
Essendo la sua azione principalmente immunoregolatrice, tutte le situazioni immunitarie vengono in un qualche modo alterate. Sappiamo che la vitamina D possiede dei recettori come tutti gli ormoni, recettori sulla cellula, sulla membrana e sul nucleo cellulare, praticamente su tutte le cellule, di conseguenza regola tutte le funzioni dell’organismo, regola l’espressione di tutti i geni e regola quindi la funzionalità di tutti i geni, soprattutto quelli del sistema immunitario.
La carenza può essere abbastanza subdola, non è facile accorgersi di avere una carenza di vitamina D, uno dei sintomi ad esempio è la presenza di unghie e ossa più fragili, una copiosa caduta di capelli, oppure delle vere e proprie patologie del sistema immunitario, perché non è soltanto sul sistema immunitario ubiquitaria la sua azione, in altri sistemi la vitamina D agisce direttamente.
La carenza della vitamina D è stata scoperta nella seconda metà dell’settecento, quando nell’Inghilterra della rivoluzione industriale il cielo si oscurava a causa dei fumi delle miniere di carbone, i raggi solari non riuscivano a penetrare la coltre dell’inquinamento e i bambini, soprattutto quelli che lavoravano al chiuso delle miniere, cominciavano a mostrare i primi segni di rachitismo.
Questo fu il primo e più evidente sintomo da carenza di vitamina D a cui i medici e i studiosi del tempo dedicarono più attenzione. Ci vollero molti anni prima che si affrontasse in maniera seria il problema, il semplice confronto tra i bambini di città con quelli delle campagne che vivevano gran parte della giornata all’aperto evidenziava che i bambini esposti alla luce del sole non soffrivano né di rachitismo né di altre patologie correlate alla carenza di vitamina D.
Per accertarsi se si è in presenza di una carenza di vitamina D, è preferibile scegliere di sottoporsi a degli esami specifici, perché i sintomi possono essere vaghi e fuorvianti, è auspicabile dunque sottoporsi ad un semplicissimo esame del sangue e da lì appurare se si è o meno in carenza di vitamina D.
Nella stagione invernale gran parte della popolazione risulta carente di vitamina D, ma perché questo dato?
E’ abbastanza intuitivo, viviamo al chiuso, case, scuole, fabbriche, uffici, macchine, sempre coperti dai vestiti. Nel passato si viveva principalmente fuori casa, si lavorava e si trascorreva gran parte della giornata all’aria aperta e non si era vestiti come siamo vestiti oggi, per cui il corpo era abituato a trarre dalla luce solare adeguate quantità di vitamina D, oggi è tutto esattamente all’opposto.
I medici si ostinano in caso di pazienti affetti da osteoporosi a prescrivere cure a base di calcio, ma questo è sbagliatissimo, il calcio è importante ovviamente, ma non è osteoporosi se consigliano l’assunzione di calcio, da qui si dovrebbe supporre che l’osteoporosi è una carenza di calcio quando in realtà non è assolutamente vero. L’osteoporosi è una carenza di calcio nelle ossa sì, ma l’organismo necessita dell’elemento in grado di far assorbire il calcio nelle ossa.
Quindi immettere indiscriminatamente grandi quantità di calcio non risolve il problema, anzi risulta controproducente per la salute del nostro organismo, perché il calcio di derivazione vaccinica è più pesante e meno adatto all’utilizzazione dell’essere umano. Ricordiamo che le donne allattano i loro bambini con il latte materno, non certo con quello vaccino, anche se è ottimale per il vitello, il latte vaccino ha un rapporto calcio fosforo completamente diverso da quello materno. Per cui l’osteoporosi non è una carenza di calcio, ma bensì una carenza di tutte quelle condizioni che favoriscono un corretto assorbimento di calcio da parte dell’osso.
Molteplici sono le condizioni da rispettare, di cui alcune sono lapalissiane, cioè condurre una vita il più possibile all’aria aperta e praticare dell’attività fisica, queste sono le due condizioni fondamentali per cui l’essere umano è stato programmato. Oggi, purtroppo, queste due regole fondamentali di rado vengono rispettate.
La sedentarietà dei bambini, la mancata esposizione al sole, il consumo di latticini e derivati del latte, non hanno fatto altro che aumentare nella popolazione mondiale la carenza di vitamina D.
È stato dimostrato da alcuni studi americani, su un campione di migliaia di persone, che il consumo di latticini aumenta la tendenza dell’osteoporosi e asseconda la progressione della patologia.
Molti pazienti, inoltre, vengono incoraggiati ad integrare la loro dieta con del carbonato di calcio, ma dobbiamo sottolineare che il carbonato di calcio quando non viene assorbito nella giusta misura, e non lo è appunto nella misura del 90%, va a depositarsi nei tessuti creando ulteriori danni oltre a quelli causati dall’osteoporosi. Oggi tutti i nostri cibi sono ricchissimi di calcio, quindi è bene valutare bene la nostra alimentazione e fare le scelte giuste per tutelare la salute del nostro organismo.
Come è possibile avere un apporto di vitamina D in modo del tutto naturale ai giorni nostri?
L’esposizione alla luce solare è fondamentale, direi vitale, oggi estremamente carente.
È possibile ricavare la vitamina D da alcuni alimenti, principalmente di origine animale, ad esempio il vecchio olio di fegato di merluzzo che ne è ricchissimo e si dava ai bambini allo scopo di combattere il rachitismo, tanti anni fa veniva somministrato agli alunni nelle scuole. Oppure alcuni pesci selvaggi, ricordiamo il salmone non trattato, le uova e alcuni vegetali, ma bisogna tener presente che gli alimenti di origine vegetale, ad esempio alcuni funghi, contengono vitamina D solo in minima parte.
In ogni caso dal cibo non riusciremmo in ogni caso ad assorbire la quantità necessaria al fabbisogno quotidiano di vitamina D, l’esposizione solare resta la scelta ottimale.
È molto difficile avere un approvvigionamento sufficiente di vitamina D al giorno d’oggi. Quanto è importante il luogo per esporsi al sole e quali sono i momenti giusti della giornata per esporsi? E in che condizione?
Tutte queste circostanze cambiano tantissimo in relazione alla latitudine, più ci si allontana dall’equatore più l’inclinazione dei raggi solari varia, ormai sappiamo che la vitamina D viene sintetizzata sulla cute per mezzo della luce solare, che consiste in una serie di energie radianti di varie lunghezze d’onda, dalle più lunghe chiamate infrarossi alle più corte chiamate radiazioni ultraviolette (UV), cioè gli ultravioletti di tipo b che sono quelli che poi producono attraverso la nostra pelle la formazione della vitamina D. Ormai è risaputo che l’inverno è la stagione meno propizia per assorbire la vitamina D, e l’ora del giorno, cioè l’ora dello zenit quella che va da mezzogiorno alle due è l’ora più propensa per l’assorbimento della vitamina D, in sostanza il sole “migliore”, anziché quello delle otto del mattino o delle sette di sera.
Oggigiorno tendiamo a coprirci troppo e spesso con diversi strati di tessuto, ma scoprendo solo il viso si avrà un assorbimento minore di vitamina D.
Con l’avanzare del tempo, cioè dell’età, diminuisce in maniera sensibile l’assorbimento della vitamina D, ma soprattutto diminuisce la capacità di trasformazione della suddetta vitamina. Gli anziani quindi necessitano di una quantità maggiore di questo ormone come le persone in sovrappeso e gli obesi. La vitamina D essendo liposolubile si concentra principalmente nel tessuto adiposo dal quale poi viene rilasciata in piccole quantità continue, per cui viene “sequestrata” a livello del tessuto adiposo e l’approvvigionamento per l’organismo, specie nelle persone in sovrappeso, risulta nel tempo carente.
Un altro fattore di cui tener conto è il colore della pelle, specie quelle molto scure, ad esempio le persone di colore hanno un assorbimento minore della vitamina D perché la melanina fa da scudo, da schermo all’assorbimento.
L’integrazione di vitamina D si rende necessaria nel momento in cui ci troviamo a soggiornare in luoghi molto lontani dall’equatore, a questo punto bisogna integrare dall’esterno e se non bastano i cibi, perché oggi sono sempre più raffinati, oppure si segue un regime dietetico particolare, è necessario trovare un adeguato apporto di vitamina D dall’esterno.
Per una donna in attesa cosa comporta la carenza di vitamina D?
Per quanto riguarda il bambino, il feto, una scarsa quantità di vitamina D comporta quasi sicuramente dei problemi di ossificazione, problemi di formazione degli organi e del cervello perché è importante ricordare che la vitamina D ha anche una funzione fondamentale nello sviluppo delle cellule nervose e sulla loro differenziazione cellulare. Essendo ubiquitarie si trovano in tutti i tipi di cellule e tessuti, e proprio per questo la vitamina D le aiuta a differenziarsi, a scegliere la direzione giusta.
La vitamina D è uno di questi operatori direzionali delle cellule attraverso l’espressione dei geni. Gli studi hanno dimostrato che i bambini nati da madri con carenza di vitamina D, sono più soggetti, specie nei primi anni di vita, a sviluppare delle sindromi comportamentali, in particolar modo sono stati riscontrati deficit di attenzione o di iperattività. Quindi in conclusione si verifica una regolazione errata a livello immuno endocrino.
Ricordiamo inoltre che la vitamina D è una delle vitamine cosiddette della fertilità, insieme alla vitamina E.
In presenza di sintomi gravi ricollegati a carenza di vitamina D, è possibile intervenire e correre ai ripari?
Si può sempre correre ai ripari. Troppo tardi non significa che si è in pericolo di vita, significa che la carenza di vitamina D è una carenza di regolazione immunitaria, per cui ci si può ammalare più spesso, ci si può sentire più stanchi, essere soggetti a disordini affettivi stagionali, percepire una fragilità degli annessi cutanei, soprattutto capelli e unghie, essendo la vitamina D talmente importante e implicata in quasi tutte le regolazioni dell’organismo, è difficile isolare e identificare un sintomo patognomonico caratteristico di una carenza di vitamina D. Ovviamente basta un semplice esame del sangue per sapere se si è in carenza o meno di vitamina D.
A quali esami del sangue bisogna sottoporsi per appurare se si è in una carenza di vitamina D? E’ importante in concomitanza a questo esame sottoporsi ad altri esami correlati?
Molti medici di base non hanno l’abitudine di prescrivere:
– il test per determinare se c’è carenza di vitamina D e monitorare l’eventuale supplementazione.
– L’omocisteina, fattore importante sia nella regolazione genica sia in quella della prevenzione vascolare, troppa omocisteina plasmatica costituisce un fattore di rischio cardiovascolare e non solo.
– La ferritina che è un marcatore, il dosaggio della ferritina plasmatica (ferritinemia) risulta utile per valutare la quantità di ferro a disposizione di tutto il corpo.
– La vitamina B12, questo complesso vitaminico è fondamentale per la sintesi di globuli rossi da parte del midollo osseo.
– I folati, sono fondamentali per la funzionalità dei globuli rossi e il funzionamento del sistema nervoso.
– L’osteocalcina, il dosaggio dell’osteocalcina nel sangue si rivela utile in ambito clinico come marcatore specifico del metabolismo osseo, inoltre la sintesi dell’osteocalcina da parte coinvolge la vitamina K e la vitamina D, per quest’ultima è accertato un effetto stimolatorio sulla sintesi.
Tutti esami che normalmente non vengono prescritti ai pazienti e che sono in realtà molto significativi, in caso di valori alterati è auspicabile correre ai ripari.
Ha senso fare la calcemia?
Certamente, un esame che si fa in genere quando si assumono dosaggi elevati di vitamina D. Questo perché la vitamina D oltre a regolare il sistema immunitario permette l’assorbimento del calcio a livello intestinale, e quando si assume vitamina D l’organismo tende ad assorbire molto più calcio del normale e per evitare almeno “teoricamente” un rischio di ipercalcemia, cioè avere troppo calcio nel sangue, si consiglia anche una calcemia. In concomitanza è consigliabile misurare anche altri valori come il paratormone, il suo ruolo principale è quello di mantenere costante la concentrazione del calcio nel circolo ematico (detta calcemia).
Quindi la vitamina D potrebbe essere tossica?
Potenzialmente tossica come tutte le sostanze quando sono in eccesso diventano tossiche. La vitamina D presa indiscriminatamente al di fuori di una reale carenza oppure di una malattia che ne consente un uso adeguatamente alto, può sviluppare della tossicità, ma se si prendono le opportune precauzioni questa tossicità restano un fatto esclusivamente teorico.
Quali malattie possono beneficiare di una corretta integrazione di vitamina D?
Innanzitutto essendo un immunoregolatore soprattutto le malattie autoimmuni, a livello neurologico la sclerosi multipla, a livello gastroenterologico il morbo di Crohn o al retto ulcerosa, a livello reumatologico artrite reumatoide, lupus, la spondilite anchilosante, a livello dermatologico la psoriasi, oppure l’eczema topico, anche la vitiligine stessa e così la stragrande maggioranza delle malattie autoimmuni. Perché la vitamina D è un potente immunoregolatore, cioè regola la funzione immunitaria interrompendo la reazione autoimmune e quindi mandando in remissione queste malattie, ormai è dimostrato grazie a innumerevoli contributi scientifici.
In cosa consiste il metodo Coimbra (Brasile)?
Il protocollo del dottor Coimbra prevede elevati dosaggi di vitamina D per combattere numerose patologie. Questo modo nuovo di utilizzare la D, sfruttandone le enormi potenzialità di riequilibrio del sistema immunitario, soprattutto nelle malattie autoimmunitarie.
Gli studi hanno verificato la grande funzione della vitamina D nel fermare la progressione delle malattie autoimmuni e nel migliorarne i sintomi, ma accade di sovente che la vitamina in questione viene sistematicamente ignorata dai medici curanti e dall’intero sistema sanitario nonostante i studi dimostrino la sua efficacia e quindi in sostanza non viene prescritta e utilizzata nell’interesse dei pazienti.
In quali casi si è riscontrata una maggiore remissione delle malattie autoimmuni?
Quasi in tutte le malattie autoimmuni, ma soprattutto nella sclerosi multipla, come sappiamo la sclerosi multipla è una malattia autoimmune del sistema nervoso, nello specifico alcune cellule del nostro corpo “aggrediscono” altre cellule o strutture proteiche come quelle della mielina, determinando delle infiammazioni e di conseguenza dei problemi che possono essere motori, sensitivi, etc. e ha un andamento in genere recidivante.
La vitamina D è in grado di fermare questa progressione. Per cui è fondamentale incominciare il prima possibile l’integrazione, l’ideale sarebbe dopo la diagnosi della malattia, la cura con la vitamina D a questo stadio ha ampiamento dimostrato la sua massima efficacia e la malattia da quel punto in poi fa più fatica a progredire.
Purtroppo sappiamo che la sclerosi multipla colpisce principalmente i giovani e molti ragazzi dopo aver assunto con regolarità la vitamina D nel corso degli anni hanno riscontrato un netto miglioramento a livello neurologico e fisico. Non sempre le terapie convenzionali riescono ad avere la stessa efficacia, un buon compromesso sarebbe l’utilizzo della vitamina D in associazione alle terapie convenzionali. Questo è consentito ed auspicabile, alcuni studi hanno visto come l’interferone con la vitamina D funzioni meglio anche se non si sa se sia merito dell’interferone o della vitamina D, comunque in ogni caso i risultati sono soddisfacenti.
Dopo quanto tempo si riscontrano i primi risultati?
La vitamina D ha un periodo di latenza come tutte le sostanze che agiscono profondamente sul sistema immunitario, quindi alla vitamina D occorrono dei mesi per essere attiva specie a livello immunitario, quattro o cinque mesi e poi ci sono delle variazioni individuali. Questo se non ha altre interferenze con altri farmaci è ovvio che se una persona sta assumendo contemporaneamente dei farmaci immunosoppressori la vitamina D ha un’azione più limitata e più lenta nel tempo, però c’è sempre un periodo di latenza in ogni caso.
È consigliabile assumere la vitamina D con altre sostanze per migliorarne l’efficacia? Ottenere risultati migliori?
La vitamina D in genere viene usata con altre sostanze che ne potenziano l’efficacia, che ne permettano una migliore utilizzazione e soprattutto che intervengano direttamente sul sistema immunitario.
Queste sostanze sono: il magnesio, che compete anche con il calcio per il sistema immunitario, inoltre il magnesio viene utilizzato anche dall’osso per formare la matrice ossea.
La vitamina K2 è fondamentale perché se la vitamina D promuove l’assorbimento del calcio a livello intestinale, la vitamina K2 provvede all’assorbimento del calcio.
Ma questo calcio dove va?
Praticamente non va da nessuna parte se noi non lo direzioniamo verso gli organi che ne sono maggiormente carenti o esigenti come ad esempio l’appartato scheletrico, le ossa. La vitamina K2 permette un corretto assorbimento del calcio dalle ossa, non solo ma ha anche l’azione fondamentale di decalcificare i tessuti.
Se il calcio, come di sovente capita, viene inopinatamente assunto, molti medici lo prescrivono in grandi quantità sotto forma di carbonato di calcio, va semplicemente a depositarsi nei tessuti. Ricordiamo che i tessuti sono anche quelli dei vasi sanguigni, delle coronarie, delle arterie che poi creano la famosa placca aterosclerotica che ne stringe il lume, rendendo più difficoltosa la circolazione.
La vitamina K2 può contribuire ad eliminare tutti questi depositi anomali e indirizzarli nella circolazione verso l’assorbimento osseo.
Molto importante è anche la vitamina B2, esiste una carenza inconsapevole di vitamina B2 perché è legata, ad esempio al territorio di appartenenza. In Sardegna, in Sicilia e in una parte dell’Emilia Romagna, in passato si sono sviluppate dell’endemie malariche e in questi casi il sistema immunitario per ha perso la capacità di creare la vitamina B2. E dato che la vitamina B2 è fondamentale per l’attivazione di alcuni enzimi che hanno il compito di attivare la vitamina D, si rende necessario somministrarla contemporaneamente alla vitamina D per favorirne la sua utilizzazione.
Infine lo zinco, il selenio e tante altre sostanze che possono in qualche modo aiutare la vitamina D e il sistema immunitario a ritrovare l’equilibrio ottimale.
Aiuta condurre uno stile di vita salutare, corretto?
Lo stile di vita è fondamentale, l’essere umano è progettato biologicamente e geneticamente per vivere all’aria aperta, per vivere in movimento più o meno continuo, per alimentarsi con delle sostanze più naturali possibili.
Quindi sì, condurre uno stile di vita il più salutare possibile aiuta a sintetizzare la vitamina D e altre importantissime sostanze indispensabili per il buon funzionamento dell’intero organismo.
Quante persone sono effettivamente carenti di vitamina D?
Moltissime, troppe persone, la maggioranza sicuramente. La vitamina D non si accumula, quindi nel giro di pochi giorni anche chi ha passato l’estate al mare in bikini, nel giro di dieci o quindici giorni perde completamente la vitamina D accumulata.
La persona cosiddetta sana, deve comunque necessariamente indagare se c’è una familiarità verso determinate patologie, ad esempio malattie oncologiche, malattie autoimmuni, malattie dermatologiche o di altro tipo, in questo caso una carenza di vitamina D potrebbe essere un fattore predisponente di rischio, abbastanza importante che va corretto. Oppure non si ha nessuna predisposizione, e si conduce uno stile di vita all’aria aperta attiva, o ad esempio si è sempre al chiuso. In questo ultimo caso un’integrazione di vitamina D si reputa necessaria.
Altro punto da valutare è l’alimentazione, cosa si mangia? Pensiamo ai vegani che non mangiano fonti alimentari (origine animale) di vitamina D. In questo caso un’integrazione di vitamina D è necessaria?
Innanzitutto bisogna individuare bene il soggetto, soprattutto far sì che vengano considerate le sue caratteristiche per poter consigliare che tipo di integrazione e quanta integrazione deve fare. E grazie ad un semplice esame del sangue riceviamo molte di queste risposte.
L’esame della vitamina D non si prescrive a tutti, si valuta di caso in caso, tenendo in considerazione anche la familiarità e lo stile di vita.
Qual è il comportamento più corretto da tenere con i bambini?
Stesso discorso vale anche per i bambini.
I bambini di oggi non giocano più all’aria aperta, sempre al chiuso e spesso davanti agli schermi. Inoltre il tessuto adiposo “sequestra” grandi quantità di vitamina D e le statistiche ci dicono che molti bambini risultano in sovrappeso, e questo stato di cose di certo non aiuta la vitamina D ad interagire nel delicato processo della crescita.
La vitamina D essendo anche un regolatore neurologico è molto importante nei casi di disturbi psico-comportamentali nei bambini. Questo è dovuto sicuramente ad uno di questi fattori: una carenza di immunoregolatori (dovuto spesso da un’alimentazione sbagliata), dall’uso dei cosiddetti alimenti spazzatura, una carente esposizione alla luce solare, una carenza di movimento fisico, e così via. Il bambino si ritrova così in una posizione di vulnerabilità costretto a confrontarsi con diverse problematiche.
Come anzidetto, sono tantissimi i bambini carenti da vitamina D e di conseguenza un numero considerevole di bambini soffre già in giovane età di ipertensione e di insulina resistenza, ma la cosa più grave è che i genitori non se ne rendono neanche conto. Il vero dramma quindi, è che continuiamo inesorabilmente a seguire stili di vita sbagliati e dannosi per la salute dei nostri bambini.
C’è una correlazione tra colesterolo e vitamina D?
Esiste una correlazione indiretta ovviamente, la vitamina D è un regolatore del sistema endocrino, immunitario e nervoso, il colesterolo viene prodotto dal fegato e se si regolano tutti i sistemi anche il fegato di conseguenza funziona meglio, tenendo presente che il colesterolo non dipende solo dall’alimentazione. Il colesterolo è in stretta correlazione con il buon funzionamento del fegato e del sistema immuno endocrino, se questi funzionano a dovere allora non insorgono problematiche legate al loro malfunzionamento.
Da questo dato si desume che è inutile curare il colesterolo togliendo solo i grassi animali o non dalla dieta o limitandone l’uso di molto, perché nel momento in cui assumiamo degli zuccheri o un eccediamo con i carboidrati, produciamo più colesterolo del dovuto, e soprattutto un colesterolo cattivo, il cosiddetto LDL, quello più pericoloso, se poi è anche ossidato diventa ancora più pericoloso. In ogni caso c’è una demonizzazione del colesterolo, il colesterolo non è quello spettro che sembra, non è vero che il colesterolo provochi infarti e ictus soltanto quando si supera la soglia dei duecento, assolutamente falso, gli studi scientifici hanno dimostrato il contrario.
E questo approccio e gli studi correlati non sono stati mai adeguatamente diffusi, in quanto il mercato delle “statine” è un mercato estremamente florido, e non va intaccato.
In quali casi non utilizzare la vitmina D?
Molto pochi. In caso di insufficienza renale e in casi di grave insufficienza epatica, fegato e reni sono i due luoghi dove la vitamina D esplica i suoi processi di idrossilazione e quindi di attivazione, se questi due organi non sono perfettamente funzionanti la vitamina D semplicemente non viene attivata. Se poi si prescrive del calcio ad una persona che ha una insufficienza renale, ovviamente il calcio viene filtrato dai reni e può provocare solo dei danni.
Quindi in conclusione, non bisogna somministrare alte dosi di vitamina D a chi soffre di insufficienza renale e neanche in quella epatica. È auspicabile se non doveroso accertarsi prima di somministrare la vitamina D del buon funzionamento di fegato e i reni.
Numeri alla mano, ma quante persone effettivamente risultano carenti di vitamina D?
L’ottanta, il novanta percento della popolazione compresi i bambini sono carenti di vitamina D, carenze gravi mai valutate.
La somministrazione di vitamina D viene effettuata solo alla nascita, e poi non si sa perché questa somministrazione viene bruscamente interrotta. Una volta davano l’olio di fegato di merluzzo a scuola a tutti i bambini per combattere il rachitismo, poi anche quella è stata sospesa. Ci ritroviamo bambini di nove, dieci anni, nell’età dell’adolescenza in totale privazione di vitamina D. Oggi i medici e soprattutto i pediatri richiedono sempre più spesso questi esami, importantissimi per la salute dei ragazzi. La vitamina D, ormai lo sappiamo, è un ormone e regola migliaia di funzioni.
Sulla somministrazione della vitamina D c’è una grande confusione, c’è chi parla di somministrazione giornaliera, chi settimanale, chi mensile.
Quant’è il livello di vitamina D per risultare protettiva? Cioè la dose ottimale che dovremmo assumere e a in che concentrazione? Qual è il dosaggio giusto?
Qual è il valore ottimale della vitamina D, trenta, quaranta, cinquanta, cento?
E se è vero che dopo venti minuti di esposizione al sole la vitamina D risulta superiore alle diecimila unità, fissiamo il limite a diecimila unità? E quante ne dobbiamo assumere in inverno? E qual è il modo migliore per somministrarla?
La vitamina D ha una caratteristica molto importante da tener presente, la sua dose si dimezza ogni giorno, per cui se oggi ne prendiamo diecimila unità domani ne avremo cinquemila a disposizione, dopo domani duemilacinquecento e dopo tre o quattro giorni non ne avremo più.
Quindi prescrivere dosi settimanali o mensili, talvolta ogni tre mesi non serve assolutamente a nulla. Il nostro organismo è progettato per un’assunzione quotidiana, assunzione attraverso la luce solare, che è l’esposizione diretta al sole, in costume da bagno per intenderci, questo permette di accumulare dieci anche quindicimila unità di vitamina D a seconda della persona se è più giovane o più anziana, in base al colore della pelle, etc.
Il nostro corpo per l’appunto è progettato per esporsi quotidianamente al sole, i nostri antenati cacciatori e raccoglitori di bacche non cacciavano una volta a settimana, si esponevano ai raggi solari quotidianamente, dal sorgere del sole al tramonto, e si ritiravano al chiuso solo per riposare e dormire.
L’assunzione quotidiana è l’ideale, fondamentale. Qualunque sia il tipo di integrazione sarebbe bene farlo tutti i giorni. La dose di cinquemila unità o diecimila è da valutare caso per caso, ma ovviamente le dosi di seicento unità al giorno sono dosi davvero ridicole e del tutto inefficaci.
Gli stessi studiosi della vitamina D tipo Holic hanno affermato che dovrebbero essere come minimo aumentati di un decimale, cioè anziché seicento dovrebbero essere seimila di assunzione quotidiana. E non stiamo parlando di dosaggi alti, se dagli esami del sangue risulta un valore ad esempio di trenta per la vitamina D è errato pensare di averne a sufficienza, spesso anche il medico sottovaluta questo valore, dovrebbe essere invece come minimo tra i quaranta e cinquanta, e questa è la vera normalità. Se poi una persona presenta una sensibilità individuale, una familiarità, deve assumerne un dosaggio elevato.
Ricordandoci che la dose di diecimila unità che viene accumulata con i raggi del sole è una dose fisiologica.
Come assumere la vitamina D? Va veicolata? E chi è allergico agli integratori di sintesi e che non riescono a metabolizzare la vitamina D, in questi casi come bisogna comportarsi?
La vitamina D è liposolubile, quindi si scioglie bene nei grassi, assunta ad esempio con dell’acqua sarebbe un controsenso, è consigliabile assumerla insieme ad un pasto, più o meno grasso, perché un pasto contiene sempre dei grassi. Quindi in conclusione è consigliabile assumerla sempre a stomaco pieno.
Nel caso in cui si è affetti da una malattia autoimmune che presenta un poliformismo genetico, cioè un deficit di alcuni geni che fanno sì che alcune tappe di attivazione della vitamina D non siano normali e quindi non ci sia un percorso adeguato di attivazione della vitamina D, in questi casi si utilizza sempre la vitamina D ma a dosaggi più elevati, in casi estremi si utilizzano direttamente le forme già attivate della vitamina D, cioè il calcitriolo, in questo modo si evita all’organismo di attivarla completamente. Idem nelle gravi insufficienze renali o pazienti che abbiano dei difetti multipli nelle tappe di attivazione della vitamina D. Quindi anche in questi casi è consigliabile aumentare i dosaggi oppure somministrare forme particolari attivate.
Cosa consiglia riguardo alle protezioni solari che fanno da filtro?
Molti ignorano che andando al mare e cospargersi di crema solare non sia un beneficio per la pelle, si crea una sorta di schermo che impedisce fisicamente l’assorbimento dei raggi solari che permettono l’attivazione sulla pelle della vitamina D. Anche lo smog delle città e l’inquinamento sono un’altra forma di disturbo dei raggi solari Uv.
Le lampade a bassa pressione sono utili per attivare la vitamina D?
Alcuni tipi di lampade sono utili, perché ovviamente mimano l’azione dei raggi solari difatti alcune malattie si curano con i raggi UVA, basti pensare ad esempio alla psioriasi. Simulano i raggi solari che fanno assorbire e formare correttamente la vitamina D. Ben vengano queste lampade, l’importante è che siano lampade utilizzate per questo scopo.
Come mai i medici non prescrivono il controllo della vitamina D?
Molti medici non la conoscono, pensano ancora che la vitamina D sia in relazione alle ossa, all’osteoporosi, non conoscono tutte le azioni sul sistema immunitario, scoperte queste approfondite soltanto negli ultimi dieci anni. Quindi semplicemente la ignorano, spesso è lo stesso paziente che la richiede e i medici malvolentieri la prescrivono affermando che non serve a nulla e che tutta la popolazione ne è carente. Ma se siamo tutti carenti non è il caso di fare qualcosa? Oppure no? Perché questa carenza è importante o non è importante? I medici, specialmente quelli di base, dovrebbero approfondire questi argomenti.
Visto che molte persone oggi seguono un regime alimentare specifico, come i vegetariani o vegani, se volessero integrare con della vitamina D non di sintesi, è possibile con i licheni? E se sì, con quali riscontri?
Le fonti vegetali non sono mai ricche di vitamina D2 e D3, che poi non sarebbero altro che l’ergocalciferolo, una vitamina appartenente al gruppo della vitamina D, anche conosciuta come vitamina D2 il cui nome sistematico è l’ergocalciferolo. Esistono inoltre alcuni funghi, delle alghe, la stessa spirulina che è una microalga molto antica che ha un buon contenuto di vitamina D, dei germogli Alfa Alfa o erba medica, la mitica Medicago sativa e la clorella, tutte sostanze vegetali che contengono vitamina D2.
Mentre per gli integratori di vitamina D3 estratti da licheni si ottengono attraverso dei processi di fermentazione e di ricombinazione di batteri, e possono essere tranquillamente assunti dai vegani.
Per quanto riguarda la vitamina K2, bisogna sottolineare che la MK7 è quella che funziona meglio ed è di origine vegetale. Viene dal natto, un alimento tradizionale del Giappone, prodotto grazie alla fermentazione dei fagioli di soia. Un’antica ricetta giapponese di cui è della vitamina K2 che viene generalmente estratta dal natto appunto.
Qual è la fonte migliore di magnesio da utilizzare?
I semi oleosi, le noci, le mandorle, soprattutto le nocciole, i pistacchi, le verdure a foglia verde, tutti i cereali integrali ovviamente contengono del magnesio, quelli raffinati ne sono del tutto privi, è bene ricordarlo.
Esistono in commercio diverse forme di magnesio, si può utilizzare il cloruro di magnesio, il citrato di magnesio, il magnesio gluconato, ma è bene ricordare che il nostro organismo ne assorbe dal dieci al venti percento massimo, non di più. È preferibile assumere il magnesio attraverso l’alimentazione e si ricorre agli integratori solo per dosi maggiori.
Il cloruro di magnesio evidenzia una migliore azione, immunomodulante agisce a livello intestinale, il magnesio malato, il chelato di magnesio, esistono in commercio diverse forme che risultano altrettanto efficaci e facilmente assorbibili, ma ogni forma deve essere testata individualmente, perché non tutti tollerano allo stesso modo le diverse forme di sale di magnesio, e possono provocare in alcuni casi dissenteria o gonfiore addominale, per cui è consigliabile valutare bene il tipo di magnesio da utilizzare.
In conclusione l’alimentazione è la prima medicina, la più importante e senza effetti collaterali.
La vitamina D risulta efficace in caso di demenza senile e Alzheimer?
A pazienti affetti da demenza senile e Alzheimer è ottimale prescrivere della vitamina D come immuno e neuroregolatore. La vitamina D, assunta in concomitanza alle terapie, migliora sensibilmente la funzionalità cognitiva e la funzionalità delle fibre nervose dei pazienti.
In caso di menopausa indotta dovuta da tumore al seno di naturale ormonale, che tipo di integrazione è consigliata?
L’aromatasi è un enzima chiave nella biosintesi degli estrogeni, nel caso in cui si faccia uso di un inibitore dell’aromatasi, consigliato in presenza di un tumore alla mammella, la vitamina D regola il sistema immunitario, quindi in caso di terapia anti estrogeniche come gli inibitori dell’aromatasi è importante supplementare con della vitamina D. Regola naturalmente valida per tutte le patologie oncologiche, è fondamentale somministrare un’adeguata quantità di vitamina D, e parliamo di un minimo di diecimila unità al giorno, dose fisiologica.
È consigliata l’assunzione di vitamina K2 dopo 8 ore dall’assunzione della vitamina D?
Si distanzia sempre la vitamina D dalla K2 perché entrambe utilizzano gli stessi canali di assorbimento e talvolta possono ostacolarsi a vicenda, per cui normalmente se ad esempio si assume la vitamina D a colazione, la vitamina K2 è consigliato assumerla dopo pranzo o cena.
Un paziente affetto da sindrome nefrosica, quanto calcitriolo dovrebbe prendere e quale?
Bisognerebbe prima fare un dosaggio non del 25 oh vitamina D, ma dell’uno e venticinque che sarebbe la forma attiva della vitamina D e vedere di quanto è carente. Su questa base si può dosare quanto calcitriolo prendere, sempre ovviamente che poi questa insufficienza renale non sia di tipo autoimmune, in quel caso la situazione cambia e richiede un dosaggio maggiore.
In caso di iperinsulinismo come agisce la vitamina D?
È più corretto parlare di resistenza insulinica, che poi ovviamente corrisponde anche un iperinsulinismo, d’altronde l’insulina che non viene utilizzata fa sì che il glucosio intervenga a livello cellulare per cui si accumula e accumulandosi l’insulina diventa una delle più grandi distrazioni del sistema immunitario ed endocrino. Il nostro corpo è programmato per gestire una quantità minima di insulina, ma nel mondo moderno specie con l’avvento dei cereali raffinati, introduciamo nel nostro corpo che non è biologicamente preparato a trattarle, è allora che si configura l’ipotesi delle resistenze insuliniche e anche dell’iperglicemia.
In presenza di iperinsulinismo la vitamina D, essendo un regolatore ma non un regolatore tout court né tantomeno un regolatore a sé stante, è necessario che venga inserita nella vita quotidiana e nell’alimentazione, perché è ben ricordare che l’iperinsulinismo si cura più con una dieta mirata piuttosto che con la sola vitamina D.
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