Fiore di roccia
di Ilaria Tuti, Longanesi

Fiore di roccia
di Ilaria Tuti, Longanesi

Fiore di roccia

di IlariaTuti, edito da Longanesi

Fiore di roccia Ilaria Tuti LOnganesi letturedikatja.com

Dopo Fiori sopra l’inferno (link recensione) e Ninfa dormiente (link recensione), Ilaria Tuti torna dai suoi lettori con la Grande Storia dimenticata delle Portatrici carniche.

Recensione

Ilaria Tuti torna in libreria con un romanzo nuovo e al contempo dal sapore antico, interamente incentrato sulla storia “dimenticata” delle portatrici carniche. Per scrivere “Fiore di roccia” l’autrice si è ispirata alle sue radici, e da lì è partita per realizzare il suo sogno nel cassetto, raccontare le vicende delle portatrici carniche durante la Prima Guerra Mondiale.
Originaria di quelle terre, Gemona del Friuli, ha voluto condividere con i suoi lettori il contributo di duemila donne che hanno risposto alla chiamata, al grido d’aiuto dei battaglioni di Tolmezzo e Val Tagliamento degli Alpini impegnati a difendere i confini di uno Stato che li ha mandati al fronte, nelle trincee, in condizioni disumane a consumare un rito di sangue.

Le donne di Timau, comune di Paluzza, in provincia di Udine furono chiamate a dare il loro contributo ad una guerra che si combatteva poco al di là delle loro montagne. Giovani madri, ragazze, anziane risposero all’appello disperato del parroco – nella realtà Floreano Doroteo – che incitava le donne a farsi avanti per trasportare nelle loro gerle materiale bellico e sostentamenti per i battaglioni impegnati nelle trincee a difendere i confini di un’Italia giovane e mal organizzata, ma che non cedeva di un passo tra quelle montagne impervie.

La gerla, tipica cesta di vimini dotata di due cinghie da portare sulle spalle, utilizzata esclusivamente dalle donne di alcune regioni del nord Italia per portare infanti, cibo e legna. Con l’avvento della Grande Guerra le gerle vennero impiegate come mezzo di trasporto per munizioni, armi, granate. Le portatrici carniche percorsero ogni giorno chilometri e chilometri, tutti in verticale, in qualsiasi condizione atmosferica, silenziose si arrampicavano con il loro carico sulle loro montagne, perché non c’era nessuno che le conoscesse meglio di loro.

Animate da un forte spirito di sacrificio si donarono completamente alla missione intonando canti per darsi coraggio tra sentieri impervi e invisibili. I cecchini austriaci erano sempre in agguato –  i famigerati diavoli bianchi – lo sapevano bene le portatrici, una giovane madre, Maria Plozner Mentil cadde sotto i loro colpi. L’unica donna ad oggi a cui è stata intitolata una caserma.

Solo da poco le istituzioni hanno riconosciuto il valore e il contributo delle portatrici carniche, che a fianco degli uomini hanno difeso i sacri confini.

Ilaria Tuti con “Fiore di roccia” ha voluto restituire a queste eroine il posto che si meritavano, non solo tra le pagine di storia, ma anche nei cuori di tutti gli italiani.

Il libro parla delle vicende di un gruppo di donne di Talmau che hanno risposto alla chiamata del parroco. Il loro intento era quello di portare non solo le munizioni ma anche il conforto che solo una donna sa concedere. Non le ha spinte la ricompensa, anche se i tempi erano duri per tutti, piuttosto il bisogno impellente di rendersi utili, rispondere a un grido d’aiuto disperato di tanti giovani chiamati ad immolarsi per la Patria.

Agata è una portatrice. Una donna forte, intelligente, abbastanza istruita che si incammina tutti i giorni con il suo carico verso i pendii dei suoi monti. Il padre è ammalato, bisognoso di cure e lei è l’unica rimasta, l’unica ad adempiere a questo compito. La sua vita è faticosa dall’alba al tramonto, eppure sente di essere nel posto giusto, il suo è un contributo importante che porta a termine a testa alta insieme alle sue amiche, compagne.

Non si è mai veramente pronti a conoscere il rovescio della medaglia, la guerra è sangue, dolore, perdita. Agata impara ben presto il prezzo che viene pagato dai giovani alpini in termini di vite perse e mutilazioni. Il suo compito diventa sempre più difficile, impara a conoscerli, sono solo uomini che hanno paura, fame, nostalgia di casa e che devono uccidere altri uomini, ragazzi con gli stessi sogni.

A poco a poco le portatrici conquistano il rispetto che meritano, sono considerate a tutti gli effetti un reparto per la prima volta nella storia di un conflitto armato. Il loro apporto è di vitale importanza. Sempre in prima linea con gli scarpetz e le gerle, insostituibili e rispettate da tutti.

La storia di Agata è una delle tante storie delle duemila portatrici carniche. Le sue vicende personali si intrecciano a una vicenda più grande: la Grande Guerra. Le difficoltà della vita quotidiana, la fame, i soprusi convivono in un tempo dove è difficile separare il buono dal cattivo. Il pericolo è dietro l’angolo, come il perdono e la redenzione.

Nonostante la guerra Agata non ha mai rinunciato ai suoi ideali di giustizia, non si è mai tirata indietro di fronte ai suoi doveri morali, e sfidando un destino avverso ha combattuto la sua battaglia a testa alta. Non solo un esempio, ma un messaggio per le nuove generazioni, grazie a donne come Agata, altre donne con il tempo sono diventate più indipendenti, hanno potuto fare cose che prima era loro precluso. Da allora molti pregiudizi sono caduti e molte porte si sono aperte a nuove possibilità,

Ringrazio Ilaria Tuti per aver scritto questo libro, mi ha permesso di conoscere la storia di donne incredibili che non hanno concesso alla paura di prendere il sopravvento, invece di dividerle, la paura le ha unite. Si sono completamente donate alla causa, hanno sfidato la fisica e la natura, non si sono arrese di fronte alle richieste e intonando canti antichi si sono fatte carico anche del dolore e dei corpi dei soldati impegnati nei combattimenti. La storia ci dice che il loro apporto è stato fondamentale, di vitale importanza, tessuto con la fatica e il sacrificio, nel silenzio e nel dolore, da madre in figlia.

Da leggere perché è nostro dovere ricordare il sacrificio dei tanti uomini e donne che hanno perso la vita per difendere i nostri confini e la nostra libertà.

Piaciuto immensamente, lo consiglio a tutti ma soprattutto alle nuove generazioni. La prosa scorrevole e immediata di Ilaria Tuti è un piacere non solo per gli occhi ma anche per il cuore.

Fiore di roccia Ilaria Tuti LOnganesi letturedikatja.com

Scheda dell’editore

Ilaria Tuti costruisce un romanzo teso in cui nessuna parola è superflua, nessuna descrizione «decorativa»: le piaghe sulle spalle martoriate delle ragazze, gli occhi «bui» dei soldati, un pasto misero consumato in silenzio, le lacrime trattenute e le poche risate sono le (bellissime) tessere di un mosaico epico e scarno insieme.

Corriere della Sera

Una scrittura fortemente evocativa.

The Guardian

Il bel racconto di Ilaria Tuti, “Fiore di roccia”, è veramente uno dei pochi romanzi che può reggere al confronto con i classici che si sono cimentati con la Grande Guerra.

TTL, la Stampa

Scrittura preziosa ed evocativa, uso attento del dialetto, ha il respiro di una testimonianza storica e nello stesso tempo di una parola raccontata e custodita nell’intimità.

Stefania Auci, autrice de «I leoni di Sicilia» (link recensione letturedikatja.com)

UNA VICENDA EPICA E INTENSA CHE LA STORIA AVEVA DIMENTICATO
IL NUOVO GRANDE ROMANZO DI UN’AUTRICE SEMPRE PIÙ APPREZZATA ANCHE ALL’ESTERO
Dalla voce potente della creatrice di Teresa Battaglia, un’indimenticabile storia di coraggio, generosità e resilienza femminile.

«Quelli che riecheggiano lassù, fra le cime, non sono tuoni. Il fragore delle bombe austriache scuote anche i villaggi, mille metri più giù. Restiamo soltanto noi donne, ed è a noi che il comando militare italiano chiede aiuto: alle nostre  schiene, alle nostre gambe, alla nostra conoscenza di quelle vette e dei segreti per risalirle.
Dobbiamo andare, altrimenti quei poveri ragazzi moriranno anche di fame.
Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riem­piono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore.

Ma lassù hanno bisogno di me, di noi, e noi rispondiamo alla chiamata. Alcune sono ancora bambine, altre già anziane, ma insieme, ogni mattina, corriamo ai magazzini militari a valle. Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione.

Risaliamo per ore, nella neve fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. I cecchini nemici – diavoli bianchi, li chiamano – ci tengono sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre saliamo con gli scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i ’fiori di roccia’.
Ho visto il coraggio di un capitano costretto a prendere le decisioni più difficili. Ho conosciuto l’eroismo di un medico che, senza sosta, fa quel che può per salvare vite. I soldati ci hanno dato un nome, come se fossimo un vero corpo militare: siamo Portatrici, ma ciò che trasportiamo non è soltanto vita.

Dall’inferno del fronte alpino noi scendiamo con le gerle svuotate e le mani strette alle barelle che ospitano i feriti da curare, o i morti che noi stesse dovremo seppellire.
Ma oggi ho incontrato il nemico. Per la prima volta, ho visto la guerra attraverso gli occhi di un diavolo bianco. E ora so che niente può più essere come prima.»

Con Fiore di roccia Ilaria Tuti celebra il coraggio e la resilienza delle donne, la capacità di abnegazione di contadine umili ma forti nel desiderio di pace e pronte a sacrificarsi per aiutare i militari al fronte durante la Prima guerra mondiale. La Storia si è dimenticata delle Portatrici per molto tempo. Questo romanzo le restituisce per ciò che erano e sono: indimenticabili.

L’autrice

Fiore di roccia Ilaria Tuti LOnganesi letturedikatja.com

Ilaria Tuti vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice per una piccola casa editrice. Nel 2014 ha vinto il Premio Gran Giallo Città di Cattolica. Il thriller Fiori sopra l’inferno, edito da Longanesi nel 2018, è il suo libro d’esordio. Il secondo romanzo, Ninfa dormiente, è del 2019.

Entrambi vedono come protagonisti il commissario Teresa Battaglia, uno straordinario personaggio che ha conquistato editori e lettori in tutto il mondo, e soprattutto la terra natia dell’autrice, la sua storia, i suoi misteri. Con Fiore di roccia, e attraverso la voce di Agata Primus, Ilaria Tuti celebra un vero e proprio atto d’amore per le sue montagne, dando vita a una storia profonda e autentica, illuminata dalla sensibilità di un’autrice matura e generosa.

  

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  1. […] attesa di finire la lettura dell’ultima uscita di Ilaria Tuti, intitolato “Fiore di roccia”(link segnalazione>>) edito da Longanesi, mi è capitato tra le mani “La ragazza dagli occhi di carta” della stessa […]

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